Ruta 40
Ruta 40 – Argentina – Sud America
La prima volta che ho letto della della Ruta 40 è stato prima di partire per il mio primo viaggio in Argentina, grazie al libro Patagonia express, di Luis Sepúlveda che mi ha spalancato le porte a un mondo a me completamente sconosciuto, quello delle estreme terre del sud del mondo.
La Ruta 40 però inizia 5149 km più a nord della Terra del Fuoco, esattamente a La Quiaca al confine con la Bolivia, seguendo l’intera cordigliera delle Ande attraverso l’intero stato argentino. In un territorio ben diverso da quello patagonico. Il mio primo passo sulla Ruta 40 fu proprio a la Quiaca in questo caotico paesino di frontiera nella provincia di Jujuy.
Qui il percorso attraversa zone di altura aride, molto simili agli altopiani boliviani, un territorio caratterizzato da saline e lagune. Non si scende quasi mai sotto i 3000 metri, ricordo particolarmente bene queste zone perché si trovano lungo la strada per raggiungere San Pedro di Atacama in Cile.
La mia prima esperienza “On the Road” sulla ruta 40 iniziò esattamente nel pueblo di Payogasta, mentre percorrevo la Ruta del Vino da Salta fino a Cafayate. Arrivando a Cachi del Valle è si presenta un delizioso paesino che brilla sotto la luce del sole. Il tempo pare essersi fermato da queste parti, passeggio tra le case in adobe ricoperte di polvere immaginandosi in un film western.
Il tratto di Ruta 40 che da Cachi porta a Cafayate è qualcosa di estremamente unico nel mondo. Il Fiume Chalchaqui colora le sponde del fiume di un verde intenso che contrasta con i colori aridi del paesaggio. La sua massima maestosità la si raggiunge nella Quebrada de las Flechas dove la strada si stringe e si attraversano dei giganteschi pinnacoli alti fino 20 mt si ha come la sensazione di entrare in un ghiacciaio pietrificato.
Dopo aver fatto la scorta di bottiglie di vino d’altura a Cafayate, la ruta 40 procede nella Provincia di Tucumán all’ interno della valle de Chalchaqui. Lungo il tragitto mi sono fermato a visitare le rovine di Quilmes un importante sito precolombiano, il più grande dell’Argentina.
Ritrovo la Ruta 40 nel Parco paleontologico di Talampaya dopo aver attraversato la provincia di Catamarca e La Rioja in un tratto caratterizzato da vasti deserti montagnosi e le Ande innevate in lontananza per non farmi perdere l’orientamento.
La strada solitaria e malinconica prosegue dritta come un righello fino a San Juan, nel bel mezzo del fottuto nulla nel tratto forse meno interessante dell’intero percorso. Questo tragitto l’ho percorso in bus, una noia mortale, anche se le piccole fermate nei paesini fantasmi erano come oasi nel deserto e trovavo sempre dei curiosi dettagli da fotografare. A un certo punto la ruta 40 diventa addirittura un autostrada a 4 corsie senza traffico.
Mendoza è l’unica città importante che si incontra lungo la ruta 40. Snodo cruciale dell’intera Argentina qui la Ruta 40 si incrocia con la Panamericanat nel tratto: Santiago del Cile Buenos Aires, attraverso lo spettacolare passo de Los Libertadores. A Mendoza il paesaggio viticolo è predominante con le Ande che appaiono sempre più vicine. Questo è anche il settore più trafficato.
A sud di Mendoza non ho idea di cosa ci sia a questo punto ho sempre svoltato per il Cile e non ho mai percorso questo tratto. Le attrazioni principali sono nei pressi di Bardas Blancas, come il bosco pietrificato Llano Blanco e la Caverna de las Brujas, troppo poco soprattutto se non si è automuniti.
Nella provincia di Neuquén la ruta 40 passa per San Martin de los Andes e incrocia il Caminos de los 7 Lagos nel parco Nacional Lanin in quello che è un primo antipasto della Patagonia. Il deserto lascia spazio a montagne dal clima più temperato fino a San Carlos de Bariloche. Da queste parti i paesaggi ricordano quelli prealpini italiani.
Dopo Bariloche boschi e montagne che terminano poco dopo Epuyén per lasciare spazio alla steppa patagonica. In questo tratto si attraversa il parco Nahuel Huapi, tra laghi fiumi e viste panoramiche. A El Bolson c’è un atmosfera rilassata che il mondo le invidia, tra escursioni di montagna e birrerie artigianali.
La grande steppa patagonica, da Esquel praticamente fino alla fine della Ruta 40 la strada sarà dritta, il vento sarà impetuoso e le nuvole inizieranno a modellarsi in maniera inusuale, tratti sterrati si alterneranno a quelli asfaltati e il senso di solitudine e isolamento aumenteranno drasticamente.
La Ruta 40 attraverserà lande desolate per 1600 km. Ma le meraviglie che si incontrano lungo la strada rimarranno indelebili nelle nostre menti per tutta la vita. Proprio a Esquel si trova la prima di queste meraviglie il Parque Nacional Los Alerces, pura montagna andina, dove perdersi per settimane nei suoi sentieri ancora vergini e poco frequentati.
Sempre più a Sud si incontrano piccoli paesini e stazioni di servizio spazzate dalla furia del vento, Tecka, Gobernador Costa, e Perito Moreno (la città). Qui si può sconfinare in Cile passando per Los Antiguos o proseguire verso sud. Qui si è totalmente isolati dal mondo e se non si vuole proseguire in bus e ci si affida agli eventi casuali.
Da Los Antiguos a El Chalten mi sono mosso in autostop pratica molto comune in Patagonia ma che richiede costanza e pazienza. Per esempio io sono rimasto bloccato ore in un avamposto di servizio a Bajo Caracoles vicino alla Cuevas de las Mano (pitture rupestri del 7350 a.c.) dove ho dovuto passare la notte tra carcasse ti automobili scheletri di animali e personaggi bizzarri a tratti inquietanti.
“a dedo” cosi in Argentina chiamano la pratica di fare Autostop e reputo questo modo di viaggiare parte essenziale dell’esperienza in Patagonia, nonché l’unico modo di sentirsi su una strada leggendaria. Bisogna essere parte dell’avventura: non c’è niente di meglio dei camionisti che ti danno i passaggi, chi meglio di loro conosce quelle strade?
Anche la gente del posto è molto utile soprattutto perché hanno già caricato centinaia di altri viaggiatori e sanno darti preziosi consigli per il proseguimento del cammino, o semplicemente altri turisti che passano di li per caso e condividono lo stupore di vedere posti nuovi. Tutte queste categorie hanno una cosa in comune: i tanti chilometri che ci separano dalle nostre destinazioni e tutti noi abbiamo delle storie da raccontarci per ingannare il tempo.
A El Chalten la ruta 40 entra nel vivo della Patagonia più profonda La deviazione che porta nella città andina e da brividi sulla schiena con il monte Fiz Roy che svetta tra le montagne fumose. Il lago Viedma ha un colore sconosciuto che varia incredibilmente a seconda dell’ora. El Chalten per me amante dei trekking equivale al paradiso in terra.
Poco più a sud troviamo la località più simbolica della Patagonia Argentina e della Ruta 40: il Ghiacciaio Perito Moreno all’interno del Parque de los Glaciares a pochi chilometri da El Calafate. Un muro di ghiaccio di 5 km. alto più di 60 mt. che non ha bisogno di presentazioni.
L’ultimo tratto attraversa uno dei punti più australi del continente americano. Da Rio Turbio tra migliaia di pinguini fino al faro di Cabo Virgenes dove finisce/inizia la Ruta 40 nei Pressi di Santa Cruz e Rio Gallegos alle porte dello Stretto di Magellano.
Finisce qui un viaggio epico che tutti gli appassionati degli On the Road dovrebbero affrontare una volta nella vita, un viaggio da fare lentamente prendendosi il proprio tempo, un viaggio che non finirà mai perché vi porterete sempre con voi il ricordo indelebile di queste terre selvagge.
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